Alicom, la ricetta

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[25 maggio – 21 luglio 2018 * giovedì, venerdì, sabato: 14 – 19]
Inaugurazione venerdì 25 maggio, ore 19
Barbara Boiocchi, Luca Frei, Roberto Funetta, Panificio Marchesi,
Giovanni Battista Piranesi, Francis Ponge, Luisa Turuani, Giuseppe Vasi

 

Alicom, la ricetta, è il titolo della mostra che luogo_e presenta in occasione di The Blank ArtDate 2018, il cui tema è Frequenze / Frequencies.
La parola frequenze rimanda alla temporalità di un evento, di un accadimento, di un incontro.
La frequentazione invece al gesto di chi assiste, presuppone quindi una partecipazione.
La mostra nasce dal libro Sotto il Beaubourg, testo utopico del sociologo svizzero Albert Meister, pubblicato a Parigi nel 1976.
Sotto il Beaubourg descrive un immaginifico centro sotterraneo per l’arte e la cultura, costruito proprio sotto il Centre Pompidou. I numerosi piani del “contro-beaubourg”, scrive l’autore, sono stati destinati alla cultura, cioè alla cultura che vorrete fare voi, perché non c’è qui alcuna definizione aprioristica di cultura né alcun potere per imporne una, io stesso non so con precisione cosa significhi cultura (Albert Meister, Sotto il Beaubourg, Eléuthera, Milano, 1988).
Il testo di Meister affronta i diversi aspetti pratici legati alla vita comunitaria autogestita nel centro, dal sostentamento economico, alla gestione dello spazio condiviso, al problema dell’alimentazione. A tal proposito, affinché il cibo sia accessibile e idoneo al gusto e alle abitudini alimentari di tutti, viene inventato l’Alicom, un panino ultra-energetico, completo di tutte le sostanze nutritive necessarie al fabbisogno quotidiano, e distribuito gratuitamente nel centro sotterraneo.

Luogo_e presenta una propria ricetta di mostra e quindi, indirettamente, di cultura, con tutti gli ingredienti necessari. Per fare ciò, collabora con lo storico Panificio Marchesi di Bergamo, che propone un’interpretazione dell’Alicom ispirata a quello descritto nel libro. Il panino sarà esposto, e offerto ai visitatori durante l’inaugurazione, come metafora del valore nutritivo di ogni opera d’arte.
L’Alicom incarna un’idea di mostra nutriente, nella quale le opere siano scelte secondo uno sguardo utopico, che abbracci il desiderio e la possibilità.
L’utopia di Meister è un’utopia radicata, fisicamente interrata, scavata sotto la superficie del visibile.
Alicom, la ricetta è una mostra sulla tangibilità dell’utopia, di un’utopia concreta, non più visione e discorso astratti, ma materia che sia architettura, oggetto artistico, un luogo da frequentare e un pane da mordere.

 

Nell’immagine:
Panificio Marchesi, Alicom, 2018

 

Con il contributo di:

 

Alicom, la ricetta, veduta dell’installazione, inaugurazione

 

Albert Meister, Sotto il Beaubourg, Milano, Eléuthera, 1988

 

Panificio Marchesi, Alicom, 2018
pane, ingredienti: farina di grano tenero, acqua, crusca, cruschello, farina di segale, soia spezzata, lievito, sale, germe di grano, farina tostata, enzimi, uva sultanina, fichi secchi, prugne secche, pinoli

Alicom nasce dalla collaborazione con il Panificio Marchesi di Bergamo, invitato da luogo_e a proporre un’interpretazione dell’alimento completo descritto da Albert Meister in Sotto il Beaubourg, testo di riferimento della mostra. Si tratta di un panino arricchito con tutte le sostanze necessarie a soddisfare il fabbisogno nutritivo quotidiano, una soluzione ecologica ed economica adottata nel centro culturale raccontato nel testo, per risolvere la questione alimentare.
Il pane è elementare, nel suo ruolo di alimento quotidiano, all’interno della finzione letteraria e come tassello della mostra. L’esposizione infatti è stata costruita a partire dall’accostamento di ingredienti diversi per creare una mostra nutriente, metafora di una modalità del fare arte e cultura.
Il pane Alicom è esposto e offerto agli spettatori in occasione dell’inaugurazione, per creare un momento conviviale che è parte integrante della ricetta proposta.

 

Luca Frei, Everything was to be done. All the adventures are still there, 2007
poster, 93×64 cm
exhibition copy
The so-called utopia of the Centre Beaubourg, 2007
libro d’artista, tiratura di 1000 copie,
pubblicato a Londra da Book Works, a Utrecht da CASCO, 20×12,5×1 cm
collezione privata

Nel 2007 Luca Frei traduce in inglese il libro La soi-disant utopie du Centre Beaubourg di Albert Meister e ne propone una propria interpretazione nella forma di un libro d’artista.
Alla pubblicazione si affianca Everything was to be done. All the adventures are still there, un poster in cui l’artista accosta una fotografia di Place Beaubourg prima della costruzione del Centre Georges Pompidou alla frase Tutto si doveva fare. Tutte le avventure sono ancora là, citazione del teorico e filmmaker Kodwo Eshun.
È un dialogo tra immagine e parola, tra un sopra e un sotto, tra un possibile e un realizzabile.

 

Giuseppe Vasi, Veduta di Roma dal Gianicolo (particolare, 1 di 12 lastre), 1765
acquaforte, 61×42 cm
collezione privata
Giovanni Battista Piranesi, Carceri d’invenzione (1 di 14 tavole), 1748
acquaforte, 54×39 cm
collezione privata

Giuseppe Vasi fu maestro di Giovanni Battista Piranesi. Nelle due incisioni a confronto è possibile leggere la differenza tra la regola, data da una formazione classica che prevede la rappresentazione oggettiva del visibile, e la rielaborazione immaginifica dell’allievo.
Giuseppe Vasi rappresenta il sopra. Piranesi immagina il sotto: scoperchia i tetti, solleva le case, ribalta il plastico architettonico della città come dovrebbe essere e mostra un mondo radicato sotto il visibile, nascosto ai più. Le carceri d’invenzione sono un esercizio di architettura immaginaria, l’allievo visionario indisciplinato stravolge la regola del maestro e mostra i sotterranei oscuri, viscere della città modello.

 

Barbara Boiocchi, Immagination superhighway, 2018
8 collage su carta, 30×25 cm cad.
courtesy l’artista

Il testo di Meister descrive un progetto ampio e condiviso, che manifesta una propensione alla stratificazione alla contaminazione culturale, dove il parallelismo con la contemporaneità è calzante, pur trattandosi di uno scritto del ’76. Nello smarrimento visivo e politico del momento l’artista dichiara che l’atto di immaginare sia, come sosteneva Herbert Marcuse, uno strumento di liberazione culturale e sociale necessario. È questa la suggestione che viene espressa attraverso i collage, nella sovrapposizione e nell’incontro tra immagini, con l’intento di attribuirvi un nuovo uso e significato.

 

Alicom, la ricetta, veduta dell’installazione

 

Luisa Turuani, Help, 2018
guanti di lattice, dimensioni variabili
courtesy l’artista

L’opera è una scultura frattale, composta da guanti di lattice parzialmente gonfiati. Alle dita di un singolo guanto se ne agganciano altri cinque, e l’operazione ripetuta dà vita a una massa crescente, come un agglomerato organico lievitante. I guanti inermi sono vivi per quel poco di aria che trattengono al loro interno, respiro di un corpo collettivo che si può organizzare in modo variabile nello spazio.

 

Roberto Funetta, Sposa dell’arma, 2015
stampa digitale su carta cotone, 13,5×9 cm
courtesy l’artista

Il bottone di una divisa militare viene asportato e trasformato in anello.
L’autorità si manifesta in molti modi, è per le strade, nelle scuole e nelle case.
L’opera riflette su un legame familiare che porta con sé la disciplina indotta della scuola militare. L’oggetto può essere pensato come monito per il destinatario, oppure come l’operazione di un artista-gazza ladra che ruba la parte più luminosa della divisa militare del padre. Quest’ultima, privata di uno dei simboli che la denota come immagine del potere, ne esce sconfitta, mentre il bottone si risignifica.
Il nuovo senso dell’oggetto è cesellato, trasformato dalla sottile operazione poetica in un regalo per la madre dell’artista, allo stesso tempo sposa del padre e dell’arma.

 

Francis Ponge, Il pane, dalla raccolta Il partito preso delle cose, 1979
Il partito preso delle cose, Einaudi, Torino, 1979,
edizione italiana di Le partis pris des choses, Gallimard, Parigi, 1942

Francis Ponge, poeta francese, descrive il pane come un paesaggio. Accosta la preparazione del pane alla nascita geologica della Terra, si muove tra la crosta e la mollica, vi legge un suolo e un sottosuolo.
Alla fine di questo viaggio Ponge ci invita a scalfire la crosta del pane. Ma rompiamola: nella nostra bocca infatti il pane deve essere piuttosto oggetto di consumo che di riverenza, scrive.
Luogo_e fa sua questa esortazione e vi invita a pensare ad Alicom, la ricetta come a un pane da mordere.