Nei boschi e in altri luoghi, sui disegni di Anna Pulcini • Francesco Parimbelli

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(_e visti altrove)

 

Si è recentemente conclusa la mostra di Anna Pulcini dal titolo Animali nei boschi e in altri luoghi, presso la Biblioteca di Albino (30 novembre – 15 dicembre 2019).
Francesco Parimbelli l’ha visitata e ha scritto alcune riflessioni.
Luogo_e è lieto di ospitare Anna e Francesco nella rubrica _e visti altrove.

 

Impossibile non venire subito catturati dai disegni di Anna Pulcini, perdersi nelle sue fiabe popolose, gremite di segni e presenze fittissime, costruite da un lavoro infinito, paziente, instancabile.
Normalmente un disegnatore definisce le forme con il segno scuro della matita, del pastello, della penna. Qui accade il contrario: sono quasi sempre spazi e linee bianche, a volte sottilissime, a separare e rimarcare le presenze e le cose all’interno del denso intrico delle tracce d’inchiostro e grafite: siamo così subito trasportati in un’atmosfera sorprendente e straniante.
Se il primo sguardo è attirato da una nota di allucinata ossessione, ci si accorge presto che i lavori rispondono a un’intima esigenza di organizzazione spaziale, irrinunciabile e lucida.
Minuziosi lenticolari tratti da miniatore e calligrafo, in cui disegno e scrittura si scambiano le parti, ci accompagnano in un mondo di animali, alberi, vegetazione, dove anche le rare presenze umane sono assorbite da questa “naturalità” segreta e magica che avvolge e confonde ogni cosa.
La raffinata indagine del pennino costruisce pieni e vuoti, sagome di bestie, bianchi fantasmi d’alberi, cespugli, rami, fogliame, sassi, sentieri, tronchi, ceppi, funghi. Ogni creatura è definita e indagata nella sua propria specificità naturale: il cinghiale, costruito dai bellissimi tratteggi del pelame irsuto, i cervi dagli scuri palchi di corna e dal mantello maculato, il furetto, ritto sulle due zampe, con la pelliccia sottile e soffice, il falco, in volo tra l’intrico dei rami del bosco, apre le ali dalle penne finemente disegnate, e poi muschi, licheni, felci, un’infinità di alberi e tronchi, quasi sempre spettrali e bianche silhouettes contro fondi scuri.
Eppure, questo accuratissimo lavoro sulla natura risulta visionario, irreale, fantastico.
Il bianco e nero dei segni forma trame che, alleggerendosi man mano, procedono prospetticamente verso un orizzonte e un cielo costantemente negati, assenti, preclusi. Siamo prigionieri dentro fiabe inquietanti e malinconiche: gli animali ci osservano da questo mondo con mute domande. Un paio d’occhi sbuca dall’ombra della siepe, un animaletto è mimetizzato nell’erba, ecco una presenza indecifrabile sopra un tronco nel fogliame dei rami (è un animale o sono aghi di pino?); strane formiche scappano verso di noi, in file ordinate, quasi a voler uscire dallo spazio loro assegnato, inseguite da rapaci in corsa; per nulla minacciosi in realtà paiono condurle come fanno i cani da pastore. E quelle ombre nere che attraversano il foglio sono proiettate da tronchi d’albero o da gigantesche corna?
Questa natura è una nostalgia, un sogno, un monito? È un invito verso gli altri luoghi cui allude il titolo della mostra? Enigmi e incantamenti cui certamente la sprezzatura dell’artista non si cura di rispondere altrimenti che col suo lavoro. Esso ci riempie di meraviglia, sospeso ed arcano, inaccessibile nelle sue istanze ultime, come accade per ogni esistenza e per ogni autentico gesto artistico, ci interroga e ci ricorda una vocazione, un compito, un destino.
Una frase mi è venuta alla mente lasciando la mostra: “ai piccoli, ai senza parola, sono rivelate queste cose”.

 

Nell’immagine:
Anna Pulcini, Corse dei cervi, penna, pennino e pennello, 24 x 33 cm, 2018

 

Francesco Parimbelli
Pittore e disegnatore