Sto qui ci sono e faccio la mia parte.
Ma io neanche so cos’è questa mia parte.
Se lo sapessi
potrei almeno uscire dalla parte
e poi sciolta da me godermela in disparte.
Patrizia Cavalli
Era il 1968 quando VALIE EXPORT passeggiava per le strade di Vienna tenendo al guinzaglio il fidanzato Peter Weibel, che goffamente la seguiva gattonando tra i passanti. Questa celebre performance, che apparentemente potrebbe sembrare un istrionico gioco di ruolo, è sì un gioco, ma un gioco di decostruzione dei ruoli, o meglio una decostruzione del ruolo attraverso il gioco.
Utilizzando un termine caro al vocabolario situazionista, si potrebbe leggere questa performance come un’azione di détournement, un rovesciamento di prospettiva per mezzo di una tattica ludica. Il processo di decostruzione opera dall’interno, appropriandosi delle regole del gioco per arrivare a giocare con le regole: EXPORT e Weibel, per poter scardinare i ruoli sociali e i relativi stereotipi, devono sì assumere quei ruoli ancora una volta, ma rovesciandoli attraverso la loro stessa parodia, operando così un doppio rovesciamento dei rapporti di potere tra umano e animale da un lato e tra uomo e donna dall’altro.
Raoul Vaneigem, nel suo celebre Trattato di saper vivere, dedica un intero capitolo al ruolo, la cui assunzione da parte dell’individuo colloca quest’ultimo nella rappresentazione gerarchica, nella prospettiva del potere e dunque nello spettacolo; secondo Vaneigem il ruolo reifica l’individuo tramite l’identificazione e lo porta a vivere attraverso una serie di pose fedelmente modellate sugli stereotipi dominanti. L’individuo viene in tal modo incoraggiato ad allontanarsi da sé, ad assumere scomode pose preconfezionate dal potere sacrificando così la propria volontà e libertà di vivere.
Acutamente Guy Debord intitolò La separazione compiuta il primo capitolo di La società dello spettacolo: nella società dello spettacolo tra l’individuo e la sua esperienza diretta si interpongono i modelli spettacolari che, fungendo da surrogati di esperienza, operano una separazione tra il suddetto individuo e la sua personale pratica empirica. L’individuo, ad esempio, è portato a modellare la sua relazione amorosa sugli stereotipi delle storie d’amore cinematografiche, privandola così della propria unicità e singolarità inclassificabile. I modelli spettacolari altro non sono che gli stereotipi dominanti originati dalla ripetizione diffusa dei ruoli assunti dagli individui.
Secondo Vaneigem il rovesciamento di prospettiva avviene attraverso il gioco, giocando con i nostri ruoli quotidiani invece di subirli, ridicolizzandoli in quanto standardizzate caricature prive di vita e innaturali; insomma se ogni ruolo è già di per sé una parodia, si tratta ora di decostruirlo facendone la parodia, o meglio la parodia di una parodia. Il potere, prosegue Vaneigem, si serve ugualmente dei nomi e delle immagini, alla stregua dei ruoli, per classificare e reificare gli individui, per catalogare le identità arruolandole nella gerarchia spettacolare.
Il percorso di decostruzione dei ruoli intrapreso da VALIE EXPORT si è esteso anche alla sostituzione del suo vero nome, Waltraud Lehner, con il noto pseudonimo scritto rigorosamente in caratteri maiuscoli e ispirato al logo di una importante marca di sigarette austriaca, la Export Smart; l’identità anagrafica, tradizionalmente accettata e inconsapevolmente subita come ruolo, viene ora rovesciata nel suo contraltare consumistico: la marca commerciale. Tuttavia questo bizzarro pseudonimo artistico, invece di omologarsi alla logica promozionale propria di ogni marchio, agisce come un dispositivo mimetico finalizzato a operare un doppio rovesciamento parodico, svelando così l’aspetto merceologico e spettacolare dell’identità anagrafica da un lato e dall’altro l’inedito aspetto identitario assunto dalla merce sotto forma di marca. L’individuo mercificato ricerca un’identità nella marca delle merci che consuma, sviluppando in tal modo una forma condivisa di fedeltà al prodotto.
Le performance di VALIE EXPORT hanno altresì operato uno spostamento dell’azione artistica dal registro rituale dell’Azionismo viennese a un inedito registro ludico, dove la sovversione dei ruoli e delle regole del gioco desacralizza il rito e trasgredisce la proibizione. Dal contesto ludico è esclusa qualsiasi forma di sacrificio, che è invece un elemento indispensabile alla prospettiva del potere per esercitare un controllo sull’individuo; ogni gioco è sorretto dalle sue regole e contemporaneamente è sempre anche un gioco sulle regole, un processo di reinvenzione continua di sé e dell’altro.
Nell’immagine:
Peter Weibel e Valie Export, Aus der Mappe der Hundigkeit (Dal portfolio della caninità), Vienna, 1968
da Warr, Tracey (a cura di), Il corpo dell’artista, Phaidon Press, London, 2006
Bibliografia:
AA. VV., Situazionismo, Massari Editore, Bolsena, 2004
Debord, Guy, La società dello spettacolo, Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano, 2008
Vaneigem, Raoul, Trattato di saper vivere, Massari Editore, Bolsena, 2004
Warr, Tracey (a cura di), Il corpo dell’artista, Phaidon Press, London, 2006
Michele Savino
Ha studiato all’Accademia Carrara di Bergamo e all’Accademia di Brera di Milano.
Scrive, dipinge e coltiva bonsai.